L'analisi dettagliata delle specificità cittadine ha reso evidente la necessità di un inquadramento della consistenza cittadina a scala territoriale, portando alla messa a punto di un secondo repertorio, il REPERTORIO DEI PORTALI DI RIFERIMENTO IN REGIONE, che, seguendo la stessa classificazione, raggruppa 124 importanti manufatti, individuati nelle località di Cividale del Friuli, Gradisca d’Isonzo, Palmanova, Tolmezzo, Trieste.


STRUTTURAZIONE DEI REPERTORI DI RIFERIMENTO

La strutturazione dei REPERTORI DI RIFERIMENTO ripete, sostanzialmente, quella del REPERTORIO DEI PORTALI DEL CENTRO STORICO DI UDINE, fatta eccezione per il CAMPO 2 - località, in cui compare la distinzione tra Cividale del Friuli, Gradisca d’Isonzo, Palmanova, Tolmezzo, Trieste, e per il CAMPO 4 - numerazione storica, in questo caso assente.




I CENTRI DI RIFERIMENTO:
CIVIDALE DEL FRIULI, GRADISCA D'ISONZO, PALMANOVA, TOLMEZZO, TRIESTE

Cividale del Friuli, Gradisca d’Isonzo, Palmanova, Tolmezzo, Trieste, sono stati scelti come centri di riferimento in base ad alcune considerazioni e interessi specifici.

Cividale del Friuli è il centro principale dell’area di provenienza della pietra comunemente utilizzata nella città di Udine, la pietra piasentina, nonché il centro storicamente di maggior rilievo (forum, mercato, dal 50 a. C., capitale del regno longobardo del Friuli, sede del Patriarca di Aquileia nel primo medioevo e capitale dello Stato Patriarcale dal 1077, centro amministrativamente autonomo durante la dominazione veneta, 1419-1797, per la presenza del Provveditore alla città dal 1553). La conoscenza dettagliata della consistenza dei portali di Cividale del Friuli è stata ritenuta necessaria a definire quanto delle caratteristiche formali dei portali udinesi potesse essere legato allo specifico uso della pietra piasentina e quanto alle diverse condizioni storico e culturali proprie di un centro che con Udine, nel tempo, ha visto il susseguirsi di periodi di egemonia, contrasto, dipendenza.

Gradisca d’Isonzo, centro al confine tra i territori della casa d’Austria e di Venezia, costituisce, invece, il riferimento per le realizzazioni in periodo di dominazione veneta (1473-1509) e imperiale (1509-1866), in un continuo intersecarsi degli influssi delle due culture.

Palmanova, città fortificata del tardo Cinquecento, è stata scelta in quanto luogo militare, fortemente condizionato dall’opera dei proti della Repubblica Veneta, presenti con sopralluoghi e soggiorni durante la sua edificazione, espansione e manutenzione. Andandosi a definire nel corso della ricerca il particolare rigore dei portali udinesi, il confronto con una produzione prettamente militare è risultato di particolare interesse.

Tolmezzo, centro principale dell’area montana, è stato scelto per la verifica della specificità dei materiali impiegati, e per il suo essere centro sostanzialmente autonomo: si è voluto indagare quanto questi fattori potessero influire sulla produzione dell’elemento costruttivo portale.

Trieste, infine, libera da condizionamenti precedenti e con un uso dei materiali praticamente limitato alla locale pietra Aurisina e alla pietra d’Istria, ha costituito il riferimento formale per la produzione del Settecento e dell’Ottocento.


SPECIFICITÀ E RICORRENZE DELLE PRODUZIONI UDINESE
E DEI CENTRI DI RIFERIMENTO


Lo studio dei REPERTORI DI RIFERIMENTO e il collegamento tra questi e il REPERTORIO DEI PORTALI DEL CENTRO STORICO DI UDINE ha permesso di evidenziare specificità e ricorrenze, evidenti a video qualora l'apertura del collegamento ipertestuale venga richiamata in nuove finestre, autonomamente accostabili.

Se, come prevedibile, per quanto riguarda la produzione corrente, esistono evidenti corrispondenze formali tra i portali bugnati architravati e ad arco di Udine, Cividale del Friuli, Tolmezzo e Palmanova378, sorprendentemente, per quanto attiene la produzione di pregio, sono state evidenziate singole corrispondenze tra alcuni portali udinesi e alcuni portali di riferimento:

il portale di Udine, in via Pelliccerie 12 (L0838) e quello di Cividale del Friuli, ex Museo Archeologico (via Mazzini 2)

il portale di Udine, in via Giovanni da Udine 5 (L1531) e quelli di Cividale del Friuli (piazza Duomo 6) e Tolmezzo (piazza Garibaldi 2)

il portale della casa Veneziana a Udine in piazza XX Settembre 2 (L0408) e quelli di Cividale del Friuli, ex Museo Archeologico (via Mazzini 4) e Trieste, ex palazzo Arcivescovile (via del Castello 2)


il portale del già palazzo Gropplero a Udine, in via Carducci 1 (L0037) e quello di Cividale del Friuli, casa Carli (
via Carlo Alberto)

il protale di palazzo Torriani a Udine, in piazza Carlo Melzi 2 (L0947_2) e quello a Gradisca d’Isonzo, palazzo Torriani (via Ciotti 49/2).



Per quanto attiene Cividale del Friuli, le caratteristiche formali dei portali di pregio trovano un sostanziale, continuo, riferimento con la consistenza udinese, a partire dai portali rustici ispirati dalle realizzazioni palladiane e fino a tutta la produzione settecentesca, talora con esempi di portali in contiguità con le aperture superiori, secondo lo schema classico dei palazzi cittadini, ma, come già evidenziato, anche delle contemporanee ville di campagna.
Se la consistenza a Cividale non mostra grandi differenze con quella udinese, sono, comunque, pochi gli esempi di grande pregio, pur in presenza di una diffusa alta qualità delle realizzazioni.
Di rilievo il bel portale cinquecentesco in calcare bianco dell’ex Museo Archeologico (via Mazzini 4), a evidenziare, assieme alla presenza dei tanti successivi composti palazzetti, il ruolo non secondario del centro. La rusticità del terrirorio si manifesta, parallelamente, nel gran numero di portali di produzione corrente, presenti non solo nelle vie secondarie, ma, talora, anche in punti importanti della cittadina (p.e. in piazza S. Francesco 24 e piazza S. Francesco 26, in piazza Giulio Cesare 6, in 
largo Boiani 18 e largo Boiani 26).

Gradisca d'Isonzo mostra l’interessante intersecarsi di influenze venete e imperiali, così vicina, per certi aspetti, alla produzione triestina (archi ribassati, balconi sporgenti sostenuti da ricche mensole a volute), ma anche a quella veneta (soprattutto nelle forme e nelle finiture delle aperture superiori in contiguità coi portali). Interessante la diversa resa della pietra (in questo caso un calcare fossilifero grigio, tipo pietra Aurisina) in soluzioni formali simili a quelle udinesi, a indicare l’importanza della lavorabilità del materiale nel risultato ottenibile, come rilevabile dal bugnato rustico del retro di palazzo Torriani (via Antonio Bergamas 22) o del palazzo del Monte di Pietà (via Dante Alighieri 29). La lavorazione a punta non trova in questi casi, infatti, gli stessi effetti di rusticità forniti dalla pietra piasentina, caratterizzata da distacchi molto più marcati.

Per quanto riguarda Palmanova, si è potuto constatare come la marzialità cercata, fatta eccezione, chiaramente, per le porte urbiche, sia quasi stemprata nei pochi esempi presenti. Limitati gli esempi importanti e, comunque, tutti in sedi istituzionali: i portali del Monte di Pietà (piazza Grande 25 e borgo Aquileia 2C), i portali del palazzo dell’Arsenale (borgo Aquileia 44) e del palazzo del Ragionato (borgo Udine 18). Molto più diffusi i portali di produzione corrente. Degno di nota un isolato portalino rinascimentale (via Manin 10A).

Per Tolmezzo si è potuta verificare una produzione essenzialmente rustica, con l’utilizzo di diverse pietre locali: il conglomerato negli esempi più antichi, calcari vari nei successivi. Sono presenti alcuni portali architravati di tipo rinascimentale (piazza Mazzini 6, via Giovanni da Tolmezzo 19, via Jacopo Linussio 11, via Jacopo Linussio 1, via Roma 17, via Roma 34), unico portale in contiguità con le aperture superiori, a costituire un elemento importante di facciata, è quello di palazzo Frisacco (via del Din 7). Caratteristica la presenza dei portali anche sotto i portici delle strade principali (via Roma 17, via Roma 23, via Roma 34 e via Cavour 5), particolarità non riscontrata altrove, se non in un portale udinese (via Vittorio Veneto 38).

Per Trieste si è potuta verificare una sostanziale differenza di stile, molto meno rigoroso e severo di quello udinese. Non sono presenti portali in contiguità con più di un’apertura superiore, evidente traccia di una diversa impostazione in pianta degli edifici, meno profondi e, quindi, meno bisognosi di ampie aperture su fronte strada. Sono frequenti i balconi sporgenti, appoggiati su mensole riccamente elaborate, completati da parapetti, sia vistosamente panciuti che squadrati in ferro battuto (Capo di Piazza 1, piazza della Borsa 1 e piazza della Borsa 5, via Martiri della Libertà 5, via Mazzini 24, via Roma 17, via Rossini 4, via S. Giorgio 2, via S. Lazzaro 9 e via S. Lazzaro 15, via S. Nicolò 2 e via S. Nicolò 32, via Valdirivo 16B); molti i mascheroni in chiave, con tratti somatici marcati, spesso truci (piazza della Borsa 5, via di Cavana 11 e via di Cavana 16, via di Crosada 7). Si tratta di una produzione sostanzialmente autonoma, soprattutto nel Settecento e nell’Ottocento.


I confronti con le consistenze prossime sono stati necessariamente limitati ai cinque centri indicati; sebbene singoli casi di interesse siano presenti in diversi altri centri, uno fra tutti, Gorizia, non si è ritenuto opportuno estendere eccessivamente il quadro di riferimento, valutando che, anche se non in maniera esaustiva, i portali limitrofi analizzati potessero fornire, comunque, utile paragone.


dettagli: palazzo Torriani, piazza Carlo Melzi 2, Udine











378
Cfr., a riguardo, S. Bertossi S., Note architettoniche nel Palmarino: i portoni, 1976.