Il tema di una ricerca nasce dall’intenzione di analizzare a fondo qualcosa di poco noto, per dare un contributo originale alla conoscenza dell’argomento.
La sua definizione iniziale implica, peraltro, per il non sapere ancora, una parte di astrattezza che solo l’evolversi del lavoro può definire.

Così il tema apparentemente scontato dello studio dei portali in pietra nel centro storico di una piccola città si è andato sviluppando negli anni della ricerca in direzioni inaspettate, portando ad alcuni punti fermi e lasciando aperti nuovi spazi di studio, con il timore che l’approfondire fosse un divagare, con l’illusione l’acquisire nozioni e sensibilità fosse un arrivo e scoprendo, inevitabilmente, nuove partenze e diversi traguardi.


LE PORTE, I PORTONI E I PORTALI

La distinzione tra porte, portoni e portali sembra palesemente evidente, essendo la porta “un vano praticato in una parete in modo da consentire il passaggio”, il portone “una porta di dimensioni rilevanti, destinata a servire come entrata principale o per l’ingresso di veicoli in un edificio” e il portale “una porta esterna d’ingresso a un edificio, caratterizzata da dimensioni e aspetto monumentali”1.

In realtà, come, del resto, accade ogni qualvolta si decida di affrontare con attenzione un tema, le cose si complicano nel tempo e nello spazio: quella che è porta per un palazzo rinascimentale diventa il portale in un lotto medioevale, quello che è portone in un muro di cinta paesano assume il ruolo di portale in un edificio cittadino, quello che è portale nell’edilizia di un piccolo borgo è porta secondaria del costruito di una grande città.

E in questi termini si è posta la delimitazione dell’argomento della ricerca: “I portali lapidei dell’edilizia civile della città di Udine: aspetti formali, materici e tecnologici”.
A partire dai primi sopralluoghi, l’importanza della singola apertura di facciata è andata via - via prendendo forma, mostrando come solo un quadro generale della consistenza potesse consentire di valutare obiettivamente i singoli episodi costruttivi: il desiderio di capire il pensiero oltre il visibile, il collegamento non sempre evidente con elementi vicini e lontani, prossimi e remoti, ha allargato l’interesse alla presenza in aree contigue, alle fonti scritte di riferimento, agli esempi dei maestri, alla comprensione delle specificità tecniche e dei materiali.
Nel percorso seguito il rilievo diretto degli elementi costruttivi si è imposto come attività imprescindibile, mostrando potenzialità inaspettate di approfondimento in quanto e cosa misurato, in un rapportarsi con l’oggetto porta - portone - portale, talvolta scalfito dalla sensazione che quanto razionalmente percepito potesse essere solo una parte di quanto presente.

La ricerca si è così, necessariamente, indirizzata verso un primo punto fisso: un repertorio ragionato della consistenza, oltre 250 manufatti, di facile accessibilità e utilizzo, quasi un compendio delle aperture nelle quinte urbane2. A seguire un catalogo dettagliato di 172 di questi, che potesse parlare non solo del visibile, ma anche della storia scritta e passata, che desse spazio, sì, all’elemento costruito, ma, parimenti, al costruttore. Per concludere, il rilievo di dettaglio delle caratteristiche metriche, materiche e tecnologiche di 21 portali di interesse, base imprescindibile per la comprensione logica del progetto e della realizzazione dell’elemento costruttivo.
Si è andato delineando un cammino parallelo di studio sulla storia degli edifici, sulle tecniche, i materiali, le maestranze, i luoghi, a formare una trama di riferimento indispensabile per l’orientarsi in un campo solo apparentemente ristretto.

















1

G. Devoto, G. C. Oli, Il dizionario della lingua italiana, 1990.


2
Si è scelto di non estendere, se non in casi del tutto particolari, lo studio ai portali interni alle corti e agli androni, privilegiando l’idea del portale quale affaccio verso la città e in relazione con essa.





























L’AREA DI STUDIO E IL PERIODO DI INTERESSE

Area di studio è la città di Udine, più precisamente il centro storico della città, racchiuso nel tracciato delle demolite antiche mura, oggi prima circonvallazione urbana, a definire un quadrilatero irregolare di circa settemila metri di perimetro. All’interno il colle del Castello, primo nucleo abitato, domina gli edifici prossimi, l’antica cittadella, e i borghi, agglomerati rurali inclusi dal successivo svilupparsi dei cinque tracciati concentrici della cinta muraria, cresciuti lungo le direttrici viarie principali, che evocano con i loro nomi la vita di un tempo, ricordando luoghi (borgo Aquileia, borgo Cividale, borgo Gemona), evidenze morfologiche (borgo Ronchi, borgo Pracchiuso, borgo Villalta, borgo Poscolle), nomi (borgo Grazzano), riferimenti (borgo S. Lazzaro)3.

Nel centro storico udinese ogni edificio ha un suo numero, compreso tra l’1 e il 2100, assegnato dai militari francesi di Napoleone nel 1801 per le esigenze legate al reperimento degli alloggi. I numeri, tracciati a tempera, in nero, sulla facciata, permettevano di individuare inequivocabilmente proprietario e letti disponibili, piccolo tassello della razionalizzazione sistematica che accompagnava l’arrivo delle armate francesi in Italia. Furono aggiornati nel 1854, stampati in cifre rosse, per poi venire sostituiti con la moderna numerazione per vie, a seguito del primo censimento del Regno d’Italia, nel 1871. Preso atto che l’edificato al 1801 andava a interessare gran parte dei portali cittadini, seguendo una via già tracciata in precedenti studi di storia urbana, il lavoro si è basato sulla numerazione napoleonica, riportata nella mappa del centro cittadino redatta dall’ingegner Antonio Lavagnolo nel 1847, da un lato per esigenze di uniformità concettuale e facile confronto dei contenuti con quanto già scritto
4, dall’altro per il bisogno di un ordinamento numerico unico nella schedatura, tale da evitare elementi descrittivi sovrabbondanti. Ogni portale studiato è associato al codice Lnnnn, indicando nnnn il valore della numerazione napoleonica seguita, con un’eventuale specifica sottonumerazione Lnnnn_n nel caso di più portali corrispondenti allo stesso numero napoleonico.

I riferimenti, superati, ovviamente, i confini della demolita cerchia, per evitare divagazioni forvianti, avrebbero dovuto restringere il proprio campo d’interesse a Venezia ad ovest, a Lubiana ad est, a Tolmezzo a nord e ad Aquileia a sud. Ciò non è potuto essere perché per la storia dell’architettura sono troppo importanti alcuni esempi lombardi, fiorentini, romani, mantovani: quando indispensabile lo spazio di ricerca si è, così, dilatato, permettendo di definire trame lontane di raffronto.

Pur nella frequente difficoltà di una datazione certa, il periodo di interesse inizia con la consistenza oggettiva: la città si sviluppa essenzialmente tra il Duecento e il trecento e da questo periodo è partita la ricerca, a tracciare un percorso nella storia dei portali parallelo a quello urbano. Il punto di arrivo era meno scontato: decidere quando la storia diventi cronaca è sicuramente arbitrario; in questo caso si è ritenuto che ciò accadesse con l’introduzione dell’uso della pietra artificiale per la realizzazione dei portali e, cioè, all’inizio del Novecento.

In realtà portali o, meglio, portoni, in pietra vengono ancora realizzati, ma tradiscono palesemente la tecnica e la statica: elementi posticci su telai in calcestruzzo, dopo tanto studiare i portali “veri”, non possono che leggersi come un’offesa al buon senso e al buon gusto. Il fatto che, prima che la ricerca cominciasse, questi fossero muti all’osservazione distratta fa sperare in un piccolo accrescimento personale e nell’utilità del lavoro svolto per chi avesse la pazienza di seguirne i percorsi.



























3
Per quanto attiene la toponomastica, imprescindibile è il volume G. B. della Porta, Toponomastica storica della Città e del Comune di Udine, 1928. La storia urbana di Udine e i suoi studiosi devono molto a Giovanni Battista della Porta (1873-1954), studioso minuzioso e appassionato della città e dei suoi edifici.

4
Il riferimento è, fondamentalmente, al manoscritto di Giovanni Battista della Porta, controllato e minuziosamente integrato dal paziente e inestimabile lavoro della professoressa Vittoria Masutti, a definire, civico per civico del centro cittadino, un regesto di documenti d’archivio, fondamentale contributo alla storia urbana. Cfr. V. Masutti (a cura di), Giovan Battista della Porta, Memorie sulle antiche case di Udine, 1983-1988.

























LA CONSISTENZA

I portali di Udine riflettono, nel tempo, il suo essere città a contatto con tante culture, anche se di nessuna prima, composta nelle forme, solida nei materiali, precisa nelle realizzazioni, come il carattere degli abitanti.

Si tratta di portali stranamente marziali, vuoi per l’ipotizzabile operare in città di proti militari attivi nel cantiere di Palmanova5, vuoi per la durezza del calcare grigio utilizzato prevalentemente, la pietra piasentina, poco incline ad assumere le belle forme sinuose dei lontani portali barocchi in pietra tenera di Sicilia6.

I sopralluoghi ripetuti hanno portato a contare tra porte, portoni e portali di interesse 252 elementi. Visto il numero rilevante, si è ritenuto opportuno, preliminarmente alla schedatura sistematica, operare una prima classificazione che restringesse il campo d’azione, pur consentendo successivi, eventuali approfondimenti.
Ne è risultato un repertorio cittadino (REPERTORIO DEI PORTALI DEL CENTRO STORICO DI UDINE), in cui una prima divisione tra architettura corrente e architettura di pregio ha permesso di limitare a casi emblematici la trattazione della prima, concentrando l’interesse verso la seconda, caratterizzata da una ripetitività limitata, quando non inesistente.

Non si tiene conto dei portali di pregio trasportati nel lapidario della Galleria Civica di Arte Antica per avvenuta demolizione degli edifici cui appartenevano: avulsi dal loro contesto originario sono diventati pezzi d’arte, difficilmente definibili nel loro rapporto con il tessuto urbano, anche se indispensabili elementi di riferimento nell’analisi delle caratteristiche formali, di cui al capitolo dedicato. Messi a nudo dall’allestimento museale, questi portali sono risultati, peraltro, importantissimi nella fase di studio delle caratteristiche delle parti non visibili dei conci in relazione alla lavorazione della pietra: anche a ciò è fatto riferimento puntuale nel capitolo dedicato.
I portali analizzati in dettaglio si sono, così, ridotti a 172, (CATALOGO DI UDINE), in gran parte pertinenza degli edifici principali della città, ma non esclusivamente, a rappresentare la specificità di una produzione artistica che attraversa più di seicento anni di storia cittadina.
Nel REPERTORIO l’ubicazione dei portali, ordinati secondo la numerazione napoleonica, è banalmente definita dall’indirizzo attuale.

Definita una scheda di CATALOGO, con lo scopo di sintetizzare schematicamente i principali aspetti concernenti il rapporto di ciascun portale con l’edificato, le caratteristiche formali, l’uso dei materiali, gli aspetti fondamentali della realizzazione - secondo quanto illustrato nel paragrafo dedicato, essa è stata completata per i portali più significativi. Di ulteriori 21 portali è stato eseguito un rilievo di dettaglio ad essa allegato.


In parallelo, per permettere un rapido confronto di portali realizzati nelle aree limitrofe alla città, è stata messo a punto un repertorio comune per i principali portali di Palmanova, Cividale del Friuli, Gradisca d’Isonzo, Trieste, Tolmezzo (REPERTORI DI RIFERIMENTO), località scelte per alcune rispettive specificità ritenute appropriate nella definizione del ‘diverso’ e del ‘comune’ dei portali cittadini in rapporto alle contemporanee realizzazioni in regione.

Palmanova, città stellata, macchina militare a scala territoriale tardo rinascimentale è stata la pietra di paragone dell’essere Udine città militare; Cividale del Friuli, cittadina di storia importante, prossima alle zone di approvvigionamento del materiale lapideo utilizzato dal XVII al XIX secolo, ha permesso di capire quanto la forma dei portali udinesi fosse un aspetto specifico della cultura del luogo e quanto, invece, fosse legata al materiale utilizzato; Gradisca d'Isonzo, borgo fortificato conteso tra Venezia e l’Austria per la posizione strategica, a confine tra le due potenze, è stata scelta per capire come i due influssi culturali potessero coesistere e quanto Udine fosse tributaria di Venezia nella forma dei suoi portali; Trieste, porto dell’Impero, ha fornito l’indiscutibile raffronto sul quanto Udine fosse città ferma, nell’economia, come nelle scelte rappresentative, nel momento del massimo sviluppo della prima; Tolmezzo, solida cittadina di montagna a guardia della pianura, è stata l’oggetto di un confronto sui materiali e sul rapporto tra la loro scelta e i risultati espressivi.



















5
Per i riferimenti di letteratura sulla costruzione della città stellata, cfr. G. Pavan (a cura di), Palmanova fortezza d’Europa, 1593 – 1993, 1993.

6

Cfr. M. Romano, Il portale barocco di Siracusa: con itinerario dei portali e itinerario monumentale, 1992; G. Leone, V. Consolo, Il barocco in Sicilia: la rinascita della Val di Noto, 1991.






















































LA BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO PER LO STUDIO DEI PORTALI

Il portale ha interessato in tempi e in luoghi diversi l’attenzione di ricercatori e curiosi, sia per quanto attiene i messaggi trasmessi e trasmissibili, sia, tema proprio della presente ricerca, per quanto attiene la consistenza e le caratteristiche formali, costruttive e materiche in precise e distinte aree geografiche.
Tralasciando agli approfondimenti tematici successivi il riferimento alla trattatistica e alla produzione architettonica dell’area oggetto della ricerca, si ritiene opportuno dare indicazione di alcune monografie scelte di interesse generale, punto di partenza per ulteriori cammini di studio.

Per quanto attiene il portale ‘parlante’, sicuramente lo studio non può prescindere da uno scritto denso e incisivo di Marco Biraghi7, dedicato soprattutto a pensieri propri della cultura classica e mitteleuropea, risultato elemento di spunto e riferimento continuo nel corso della ricerca.

Per quanto riguarda, invece, il portale come elemento architettonico, limitando l’analisi bibliografica allo studio dei portali italiani nell’edilizia civile, lavoro singolare dedicato ai portali in Italia, di edilizia sacra e civile, è la monografia di un autore americano, Charles Babcock McGraw8, del 1929: un volume di schizzi e fotografie di portali italiani, più e meno noti, corredato da precise misure di rilievo. Il risultato di una trattazione così vasta è una “Italia - portali” tascabile con il grande pregio di rilievi curati nelle misure e nella rappresentazione, nonché nella riproduzione dei dettagli di modanature e decorazioni. Paradossalmente e logicamente l’unità di misura adottata è quella anglosassone9.

Il primo lavoro monografico sui portali di cui si è trovata traccia è un affascinante volume di inizio secolo, di Orlando Grosso, dedicato ai portali di Genova10, in cui le nitide immagini in bianco e nero restituiscono ai portali dei palazzi cittadini la dignità solitaria un tempo posseduta e oggi lesa, nella maggior parte dei casi, dalla soffocante presenza dei mezzi di trasporto in movimento e sosta. Si tratta essenzialmente di uno studio storico - artistico, ma sicuramente di indirizzo per l’attenzione posta verso l’elemento costruttivo portale.



Numerose sono le monografie successive dedicate alla rappresentazione e alla descrizione dei portali, spesso di edilizia sacra e civile nel contempo, riconducibili a due filoni di studio: il rilievo architettonico e la valorizzazione dell’edilizia locale.


Appartengono al primo gruppo le pubblicazioni derivanti essenzialmente dalla raccolta degli elaborati d’esame in corsi universitari o dalla rielaborazione delle risultanze di questi.


Tra i tanti, il lavoro in parte dedicato ai portali napoletani, a cura di Filomena Maria Sardella11, si arricchisce di una varietà inaspettata di tecniche di rappresentazione di famosi portali dell’edilizia civile partenopea, che, sfruttando la simmetria, hanno il pregio di presentare, con posata cromia, la ricostruzione grafica e la resa materica dell’elemento architettonico. Integrano gli elaborati grafici interessanti saggi di commento e approfondimento12.

Relativo a una produzione architettonica meno monumentale, 'quasi spontanea', è la monografia di Francesco Cervellini e Elena Ippoliti dedicata alla valorizzazione dell’architettura cittadina di Ascoli Piceno13, lavoro parimenti attento alla resa grafica e materica dei portali riprodotti.

Di grande interesse è il lavoro di Corrado Fianchino e Gaetano Sciuto14, con argomento base la ricostruzione settecentesca di Messina dopo il disastroso terremoto del 1693; l’attenzione per il rilievo operato secondo le unità di misura utilizzate per la realizzazione degli elementi lapidei, tra i quali quelli dei portali15, è quasi unica in questo campo di studio.


Per quanto attiene il secondo gruppo dei lavori, un contributo dettagliato di utile riflessione, soprattutto per quanto concerne il diverso utilizzo del materiale lapideo in epoche successive, è stato realizzato da Espedita Grandesso per i portali veneziani16.

Pur nella specificità dell’argomento, interessanti spunti vengono forniti dalle immagini di Massimo Monopoli, in un recentissimo volume dedicato ai mascheroni decorativi delle facciate dei palazzi di Trento17.

La tesi di dottorato di ricerca di Camilla Sansone presenta una catalogazione ragionata delle fattezze e della matericità dei portali napoletani, secondo il criterio di classificazione tipologica, strettamente correlato agli insegnamenti crociani, elaborato da Saverio Muratori18, unico lavoro dettagliato di riferimento a riguardo19.

Per quanto concerne lo studio dei portali di Udine, nello specifico, punto di riferimento iniziale importante è stata la tesi di laurea di Lidia Da Lio20, dedicata allo studio dei principali portali dell’edilizia religiosa e civile della città.
Pur in presenza di approcci diversi, la possibilità di un confronto indiretto su temi comuni di studio e ricerca ha permesso di evitare cammini già percorsi, consentendo di verificare la definizione di un campo d’azione privo di sovrapposizioni, che dal lavoro attento e appassionato precedentemente svolto non ha potuto che trarre vantaggio.

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dettagli: via Aquileia 35, Udine

















































































































7
M. Biraghi, Porta multifrons: forma, immagine, simbolo, 1992. Si tratta di un prezioso saggio di riferimento sui significati e i linguaggi della porta, in generale, ma con interessanti implicazioni per lo studio dei portali. In esso vengono analizzati in dettaglio messaggi, richiami filosofici, testi sacri e profani, riferimenti artistici e architettonici, a tracciare un intreccio di relazioni, riflessioni e spunti, di grande effetto e stimolo, corredato da una bibliografia approfondita ed estesa. Il carattere simbolico del portale, soprattutto nell’architettura sacra, è stato studiato in una recente tesi di laurea all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia; cfr. A. Del Zotto. Il portale come metafora, 2000.

8
C. B. McGrew, Italian Doorways: measured drawings and photographs, 1929.

9
Della incongruenza tra misure di rilievo e di progetto verrà trattato in dettaglio al paragrafo dedicato al progetto dei portali. Si ritiene utile, in tal senso, però, anticipare il sagace commento dell’anonimo estensore di un trattato di architettura del Seicento: “La principal causa perché gli architetti forastieri, che sono stati a misurare gli edifici romani, …, si sono tra loro confusi, è stata la varietà di misure di piedi, braccia, palmi di vari paesi, con le quali hanno misurato i detti edifici… Si doveano servire del piede antico, con lo quale furono misurati il tempo che furono costruiti”. M. Curti., P. Zampa (a cura di), Introduzione alli cinque ordini dell’architetura, Trattato anonimo della fine del Seicento, 1995,  p. 6.

10
O. Grosso, Portali e palazzi di Genova, [191-]. Il volume ricorda, per impostazione e tempi, un’analoga pubblicazione austriaca dedicata ai portali di Vienna: A. Ilg, Portale von Wiener Profanbauten des XVII und XVIII jahrhunderts, 1894, presente nell’Archivio dell’architetto Raimondo D’Aronco, presso la Biblioteca Comunale di Udine.

11
F. M. Sardella (a cura di), Fra le mura; dai portali al verde nascosto, 1998.

12
Cfr. O. Zerlenga, La catalogazione dei portali nel costruito storico napoletano, in F. M. Sardella (a cura di), Fra le mura; dai portali al verde nascosto, 1998, pp. 31-36; R. Penta, I portali lapidei di Napoli: disegno e creatività in F. M. Sardella (a cura di), Fra le mura; dai portali al verde nascosto, 1998, pp. 59-66; A. Cirafici, Il disegno dei Portali. Tra cultura del costruito e dell’effimero, in F. M. Sardella (a cura di), Fra le mura; dai portali al verde nascosto, 1998, pp. 67-72.

13
F. Cervellini, E. Ippoliti, Per un atlante architettonico e urbano di Ascoli Piceno: portali, 2000.

14
C. Fianchino, G. Sciuto, Materiali, procedimenti e costi della ricostruzione nel '700 in Sicilia, 1999.

15
A ricerca avviata, il lavoro è risultato essere un utilissimo riscontro sul tema della comprensione ragionata del rilievo, di cui si avrà modo di parlare in seguito.

16
E. Grandesso, I portali medievali di Venezia, 1988.

17
M. Monopoli, Trento. Maschere barocche, 2003.

18
Saverio Muratori (1910-1973), architetto e docente, sviluppò, a partire dagli anni ’50 un supporto metodologico  per l’analisi e l’insegnamento del progetto di architettura, volto a superare l’empirismo tradizionale e rendere sistematicamente trasmissibili i saperi del fare alle diverse scale territoriale, urbana, edilizia. Cfr. S. Malfroy, Typologie als Methode der Interpretation. Der theoretische Beitrag des Arkitecten Saverio Muratori, 1985, pp. 58-64; G. Cataldi (a cura di), Saverio Muratori architetto. Il pensiero e l’opera, 1991.

19
C. Sansone, I portali lapidei dei palazzi nel centro antico di Napoli: lettura tipologica e analisi del degrado, 2002. Nel lavoro viene ripreso il metodo di classificazione di Muratori “attraverso le fasi, non temporali, ma coscienziali della logica, ovvero dei materiali e degli elementi tecnologici; dell’economia, ossia delle tecniche costruttive; dell’etica cioè dell’organizzazione funzionale; dell’estetica, vale a dire dell’aspetto formale”, cfr. P. Petrella, C. Sansone, Portali e portoni nel centro antico di Napoli, 2002, p. 11, lavoro di approfondimento e integrazione successivi dell’elaborato di tesi. Per ulteriori indicazioni sul metodo applicato da Saverio Muratori cfr. G. Cataldi (a cura di), Saverio Muratori architetto. Il pensiero e l’opera, 1991, pp.145-156.

20
L. Da Lio, Il portale a Udine tra il XV e il XVIII secolo. Tipologie e materiali, 1995.